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Affari di famiglia 2


di geniodirazza
02.11.2024    |    896    |    0 9.5
"Io per trent’anni ho vissuto una doppia esistenza, una con una moglie che contava meno dell’attaccapanni, come ha avuto l’intuizione di dire tuo figlio;..."
Nicla era stata in silenzio; parlò con molta calma.
“Cara amica, non riesco a sentirti diversamente neanche dopo che la verità sta emergendo; le corna le hai fatte anche a me, mi pare … “
“Ma tu non contavi e non conti niente!”
“Mamma, stai attenta a quello che dici; sei avvocato e sai che puoi commettere reato … “
“Nessun reato, caro il mio avvocatuccio; dico solo che non aveva nessun peso; suo marito già la riempiva di corna con tutte le donne del tribunale e dei circoli che frequentava; era e resta una persona inutile … “
“Elettra, la misura l’hai riempita; una sola goccia e l’alluvione ti travolge; Francesco, è chiaro che non puoi più portare il mio cognome, perché è un falso … “
“Si, Carlo, hai ragione; qualunque sia l’esito del vostro scontro, io, e i miei figli con me, dobbiamo assumere il cognome di mia madre; e ci aggiungo ‘purtroppo’; faremo un test del DNA che dimostrerà che non sono tuo figlio e non potrò farmi riconoscere dal moribondo pace all’anima sua. Dovrò cambiare città perché la modifica del cognome solleverà molto scandalo e sarei professionalmente finito.”
“Un’anima molto candida, il tuo padre naturale, visto che mi faceva le corna con tutte le gonnelle che incontrava fino a questa degna signora che incontrava una volta al mese e rimandava a casa da restaurare, tanto malconcia la riduceva; Elettra, non credere di nascondere i lividi, le umiliazioni e le mazzate morali e fisiche che ti infliggeva; io so chi era quel caprone; ci ha provato anche con mia nipote, il maledetto; e se le è prese di santa ragione da Carlo che lo fermò in tempo.”
“Nicla, cosa dici? Claudio tentò di violentare Maria e Carlo la difese?”
“Amica mia, e te lo ripeto ancora, non tentare di approfondire il tema; ci sono, in questo pozzo di melma, novità che ti possono uccidere; bellissima la tua difesa dell’arroganza del potere che tu hai espresso, non Carlo; sei tu che volevi primeggiare e, non riuscendoci, hai creduto di punirlo facendoti sbattere da mio marito; non sai chi è stato veramente massacrato … “
“Adesso mi vuoi fare paura? Non ce la fai con me; non c’è niente che mi possa colpire; ho vinto e mi basta.”
“Hai vinto? Con l’amante morto, col marito perso da trent’anni e il figlio che deve scappare per la vergogna che tu gli hai imposto? Hai calcolato cosa succederà nei salotti che ami tanto, quando si saprà che hai fatto le corna a tuo marito per trent’anni e hai cercato inutilmente di rifilargli un figlio non suo?”
“Forse dovrò cambiare anch’io città; ma le corna non gliele toglie nessuno …. “
“E quelle tue le porti con te nella nuova residenza?”
“Quali corna? Tu e Carlo avete … ?”
“Sei banale e destinata a perdere; io, da quando si parlò del ‘vizietto’ di mio marito, lo ripagai con una moneta simile; lui cercava tutte le vagine disposte; io mi cercai un solo uomo, non un fallo ma un uomo tutto intero, diverso da quello che ti prendevi tu, un amore pulito e completo, corpo e anima; tu ci copulavi, anzi ti facevi sbattere una settimana al mese, la vostra ‘vacanza’, come la chiamavate; sappiamo tutto, non spaventarti.
Carlo è un grande imprenditore con un vasta ed oculata squadra di vigilanza; ti hanno contato i lividi sulla vulva, sul sedere e sui seni; è in grado di documentare ogni tua mossa fino al viaggio di oggi dopo la copula al Sestriere; tu invece avrai il piacere di conoscere l’uomo che amo veramente, non per obbligo matrimoniale o per recita sociale; saprai che il tuo Claudio, che non è mai stato mio, si spaccava le corna ad ogni porta che traversava.
Io vedevo il mio amore a scuola per professione ma anche, ogni giorno, a casa sua; lo amavo con tutta me stessa; non ho potuto farmi dare un figlio perché ero sterile ma ho vissuto e vivo la vita più bella possibile, una volta in parallelo con la prigione del matrimonio e dell’ipocrisia; da oggi, in assoluta verità e libertà; da stasera il mio amore dorme e vive con me.”
“Touché, complimenti; sei stata brava; ma continuo a ritenerti inesistente per me; la tua presenza era assolutamente evanescente rispetto a Claudio; tu invece, marito mio caro, come te le sei portate le corna?”
“Mamma, credo che sarebbe prudente che non ti informassi; hai capito che si sono mossi insieme? C’è da scommettere che stai per scoperchiare un’altra vita parallela, un altro amore che ti sommergerà di fango e ti farà scomparire … “
“Francesco, ma che vai dicendo? Io ho sposato quest’uomo, so chi è; è stato sempre così innamorato di me che non può avere amato nessun’altra; per tua informazione, se non è innamorato, non riesce a copulare; quindi niente corna per me … “
“Mamma, per un momento, ti prego, apri gli occhi; guarda la verità anche da un altro punto di vista; Carlo è stato innamorato di una ragazza di vent’anni che lo ha dominato; oggi ne ha sessanta e più, ma ne ha avuto trenta, quando tu hai sbroccato e già non era lo stesso, ne ha avuto quaranta e poi cinquanta ed era sempre nuovo; tu non lo conosci; io c’ero quando spariva per settimane e non voleva neppure sentire il tuo odore; io so che valevi per lui meno dell’attaccapanni; cerca di non provocare ancora; limitati a chiedere la separazione e vieni con me a Bologna; forse trovi un altro amante e riesci ad avere lo schiavetto che cerchi; qui rischi di scoprire verità dolorose … “
“Quello che dici è vero; ma adesso ancora di più voglio sapere se ho perduto anche questo scontro. Carlo, hai tradito me come Nicla ha tradito Claudio?”
“Elettra, stai a sentire tuo figlio; accontentati della presunta vittoria; illuditi che le tue corna mi abbiano sconfitto … Ragazzi, io vado a casa; qui non siamo utili a nessuno; a casa possiamo organizzare tutto, a cominciare dai funerali ormai inevitabili.”
Andarono via in due macchine, Carlo con Nicla ed Elettra con suo figlio Francesco; parlarono a lungo nel percorso e il figlio era sempre più inorridito dal racconto di sua madre nella quale una seria patologia sembrava evidente dagli errori commessi in tanti anni per un rancore mai sopito e non giustificabile; si augurava che le novità che si profilavano non la deprimessero troppo, ma i timori erano tanti e giustificati.
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Quando i quattro entrarono nella casa di Nicla, trovarono ad aspettarli, in salotto, davanti ad un caffè fatto da poco, Ettore e Maria; l’uomo si alzò in piedi ed andò ad accogliere a braccia aperte la padrona di casa, che pianse un poco sulla sua spalla, poi girò il viso e baciò l’uomo sulla bocca, appassionatamente, incurante degli altri la cui presenza sembrava evaporare per l’amore che li univa; Maria si limitò a carezzare le spalle della zia e, appena poté, la baciò sulle guance, mentre si stringevano le mani.
Carlo, rivolto a Francesco, gli disse.
“Quello è Ettore, il grande amore di Nicla; lei è Maria, sua nipote .. “
Francesco proseguì sussurrando.
“E lei è il tuo grande amore, immagino.”
Elettra che sembrava ancora immersa nelle nuvole o forse non aveva proprio capito niente chiese ingenuamente.
“Maria, sei qui per consolare tua zia, immagino.”
“Principalmente sì; ma credo che ci siano anche altri motivi … “
“Mamma, non renderti ridicola, adesso; non è per caso lei la ragazza che tuo marito difese a pugni dal tuo amante?”
“Che vuoi dire?”
“Che lei è il grande amore di Carlo; bastano gli sguardi, per capirlo … “
“Ah, quindi tu hai avuto una storia con la nipote di Nicla … “
“Carlo, abbi pazienza e sopportala; non ragiona e troppe tegole le cadono sulla testa; mamma, hai mosso tu il bastoncino che tratteneva la slavina; ora la neve ti precipita addosso e quello che tu consideravi il fango da spargere in giro ti sta sommergendo!”
“Elettra, cerca di abituarti alla sconfitta; il bastoncino di cui parlava Francesco ha scatenato su di te la valanga che adesso ti sta travolgendo; a noi ha aperto due strade maestre; Nicla da più di trent’anni, da quando suo marito aprì la caccia alle gonnelle del tribunale, ha una storia meravigliosa d’amore, bada bene di amore vero, con Ettore; io da quando copulasti con Claudio decisi di ricambiarti la cortesia e mi abbandonai all’amore immenso, infinito che provavo per Maria.”
“Quindi lei tradiva il marito da più di trent’anni e tu tradivi me da prima che nascesse Francesco!”
“Noi non abbiamo tradito nessuno; abbiamo risposto a un abbandono con la scelta di un amore vero; a voi abbiamo lasciato le settimane di copule in Italia; ho fatto i conti e in 360 settimane voi avrete copulato da scimmioni un migliaio di volte; Nicla si vedeva tutti i giorni con Ettore e insieme hanno fatto traduzioni, scritto racconti e fatto l’amore, tanto, tanto amore; è mancato il figlio perché Nicla non può averne; se avesse potuto, il suo matrimonio sarebbe saltato e avrebbero affrontato lo scandalo.
Io per trent’anni ho vissuto una doppia esistenza, una con una moglie che contava meno dell’attaccapanni, come ha avuto l’intuizione di dire tuo figlio; l’altra con una donna che ho amato ed amo come la luce dei miei occhi; facciamo tanto amore; tu sai di cosa sono capace in una notte d’amore; ne abbiamo avuto migliaia; voi prenotavate alberghi in Italia; io e Maria abbiamo girato l’Europa e il mondo.
Lei mi è stata vicina con tutto l’amore di cui può essere capace una donna; certe volte l’hanno nominata miss convegno, anche se non aveva niente a che fare con l’imprenditoria, ma solo perché è bellissima; nel mio scrittoio troverai i ritagli che la celebrano.”
“Però io ho Francesco che mi consola di tutto … “
“Francesco, mi dispiace per tua madre che è ostinatamente ottusa e deficiente. Tu hai un fratellastro, perché al momento sono ancora marito di tua madre e tuo patrigno legittimo; ma hai un gemello putativo, un figlio nato lo stesso anno lo stesso mese e lo stesso giorno tuo, con qualche ora di ritardo; è figlio mio e di Maria; poiché è decisamente figlio mio, ha scelto Economia; oggi è più bravo, più forte e più potente di me, vive negli stati Uniti; non sai quanto ne sono orgoglioso.”
“Tu hai un figlio con un’altra donna?”
“Io ho il figlio dell’amore, dell’orgoglio, della dolcezza di essere padre, gli sono stato vicino finché ha messo le ali, è volato via e si è dimostrato capace più di me; non lo sminuisco agli occhi degli altri come fai tu che chiami ‘avvocatuccio’ Francesco, una delle menti più brillanti del tribunale; ma io non ho verso Arturo, mio figlio si chiama così, il rancore assurdo che hai avuto per me e che scarichi adesso su tuo figlio, nel timore di vederti messa in ombra dalla sua bravura.
Bada, Francesco, ti parlo ancora da patrigno ufficiale, tua madre vuole distruggerti per restare ancora la primadonna e non si arrende alla realtà; ma soprattutto, non ha la sensibilità di una moglie che gioisce delle vittorie di suo marito che fa diventare anche le sue vittorie né quella di una madre felice di sapere che suo figlio si è fatto strada con le sue forze; cara Elettra, il tarlo che ha ucciso tutto non è stato sconfitto; ce l’hai ancora dentro e minacci ancora danni.”
“Pap … scusa, Carlo, la forza dell’abitudine; non devo fare sforzi per ricordare; ora so che mi vivevi come un corpo estraneo e testimonianza del vostro fallimento; eppure non mi risparmiavi quei consigli che hanno avuto per me più valore di altri insegnamenti aridi e forzati; quando mi dicevi di andare dietro al cuore ma di usare sempre il cervello, sapevo quel che dicevi e ci sono stato bene attento.
Non sono tuo figlio, ed è dato scientifico; ma l’imprinting me lo hai dato anche tu, silenziosamente, lasciando che ti rubassi l‘esempio, l’insegnamento; mamma non sta bene; è corrosa da un tarlo terribile che l’ha distrutta nel tentativo di farti male, di fare male a tutti voi; domani avvierò le pratiche per il disconoscimento di paternità che è un atto dovuto; quando io e i miei figli saremo diventati altre persone, non potrò restare in città e mi trasferirò a Bologna, dove spero di ricominciare bene.
Mamma farebbe bene a chiedere la separazione consensuale senza scandali per non peggiorare la sua situazione; poi se ne verrà a Bologna, se vorrà accettare di diventare nonna a tutti gli effetti; se invece avrà ancora pruriti di vulva, si cercherà dove le pare mazze grosse che la sbattano; è mia madre e le voglio bene da figlio, ma non mi perderò dietro di lei e non reagirò alzando muri contro di lei; lascerò che viva in pace e cercherò la mia pace.”
“Te lo auguro di tutto cuore, ragazzo; Maria perché te ne stai ferma impalata?”
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“Non mi interessa che tutti vedano quanto ti amo; lo sappiamo e ci basta; se non capisco male, da domani sia Nicla che tu potrete esibire il vostro amore; ci sto, ma non vengo a vivere con te e devi avere una casa tua dove rifugiarti quando non ti vorrò tra i piedi; non chiedermi certificati o testimoni di nozze; continuerò a vivere come abbiamo fatto, amandoci senza limiti e godendoci nostro figlio fino a quando avrai l’energia per lavorare; quando sarai troppo vecchio per vivere da solo, ripenseremo la nostra convivenza.”
“Sempre spietata, tu! Non un volta che ti arrendi?! Perché non vuoi condividere odori, sapori, aria, amore, quotidianità? Abbiamo trascorso tanto di quel tempo insieme che considerarti moglie è il minimo; non riesci proprio a vedermi marito o compagno di vita?”
“Tu sei da trent’anni mio marito, il mio compagno di vita, il mio amore; ma da sempre ho deciso di non arrendermi ai riti formali; non ti basta il cemento che costituisce Arturo, tra noi due?”
“Tutto giusto; mio figlio basta e avanza per esserti legato da un cordone ombelicale; quando lo senti?”
“Se ti va, lo chiamo adesso stesso, per aggiornarlo almeno sulle grandi novità; potrebbe essere l’occasione per fargli conoscere il gemello putativo, di cui sa solo poche notizie, ed Elettra, di cui ha tanto sentito parlare.”
Accese il tablet e si connetté; Arturo comparve con tutta l’energica bellezza di trentenne al top della forma.
“Ciao mamma superbellissima, cosa succede?”
“Devi ascoltarmi a lungo; puoi?”
“Signori, la seduta è sospesa perché mi pressano appuntamenti più urgenti; andate a bere un caffè, riposatevi, dormite, fate l’amore, insomma datemi un’oretta; poi riprendiamo.”
Francesco era incuriosito; si rivolse a Carlo.
“Che diavolo sta facendo? E’ ovvio che parli inglese, ma pare che tutti abbiano il traduttore … “
“Maria l’ha colto nel pieno di un riunione con rappresentanti di tutto il mondo; questo è il suo livello di impegno; ma per la madre farebbe aspettare anche la morte; lo adoro, quel maledetto!”
“Qual è il rapporto con te?”
“Adesso lo vedrai.”
“Mamma, dimmi.”
“L’uomo di Elettra, insomma il padre naturale di Francesco è moribondo per un incidente automobilistico; è stato il momento della resa dei conti e si è parlato anche di te, col tuo gemello putativo e con la moglie legittima di tuo padre … “
“Ah .. quindi posso anche vederli, finalmente?”
“Se ti va, questo è Francesco, tuo padre dice che è ancora il legittimo figliastro o il tuo gemello putativo … “
“Ciao, Francesco; mi fa piacere vederti; sai che siamo nati quasi insieme? Senti, tu sei avvocato; e mi hanno anche parlato bene di te come esperto di diritto internazionale del commercio. A parte la parentela più o meno credibile, se dovessi progettare in Italia, che so, un team di legali per tutelare gli interessi che per ora sono ancora di mio padre ma che prima o poi mi farò cedere per mandarlo in pensione, potrei proporti come coordinatore di quel team a rappresentare gli interessi della nostra azienda?”
“Ciao, fratellastrone! Sei proprio la copia di tuo padre; l’azione viene quasi prima del pensiero; il cuore parte e il cervello da la rotta. Sì ci starei, non solo per affetto al mio patrigno che ho comunque amato e che rispetto profondamente, non solo per simpatia inevitabile a chi è nato insieme a me, ma anche perché un’offerta del genere non si fa tutti i giorni.”
“Bene; mamma, questa è Loredana, ufficialmente la mia segretaria ma in realtà qualcosa di più; parlo in italiano così lei non mi capisce; che te ne pare’”
“Non è vero, Maria, io capisco bene l’italiano; è lui che mi fa passare per ignorante!”
Comparve una meravigliosa ragazza che fece ciao ciao al gruppo; i sussurri di commento si sprecavano.
“Mamma, ma quel musone di mio padre, dov’è?”
“Sono qui, essere inqualificabile; che guai combini ancora?”
“Vecchio, avevi ragione; quei bond dell’Ecuador erano un bidone; meno male che mi hai suggerito di vendere. Quando ti decidi a prenderti una vacanza di qualche mese e a venire qui?”
“Ti ho sentito, avvoltoio; sto pensando davvero di lasciare qualcuno a dirigere la baracca e di venire a prendere un po’ di sole del Pacifico con tua madre.”
“Se non ho capito male, ci sono situazioni in movimento … “
“Si; da domani sarò separato dalla legittima consorte e potrei vivere con tua madre, che non mi vuole.”
“Mamma, è vero?”
“Arturo, io non me la sento di fare la moglie; ci basti tu a farci sentire famiglia … “
“Si; ma se ve ne venite qualche mese qui, potete scaldarvi al sole della California e sicuramente ci vedremmo spesso … “
“Insomma, vuoi aiutare tuo padre a incastrarmi nella convivenza?”
“Senti, ragazzaccio, se davvero io ti cedo tutto il patrimonio in Italia , cosa ne ricavo in cambio?”
“Ti nomino Presidente Onorario del gruppo con diritto di consulenza e voto, vediamo in che termini; la parte italiana la affidiamo a Francesco di cui mi pare che ti fidi; tu e mamma vi trasferite in California dove compro due case vicine e mi impegno a passare almeno quattro mesi all’anno con voi; poi, se mi sposo, ti promuovo nonno permanete effettivo; che altro puoi volere dalla vita?”
“L’assenso di tua madre; se lei decide che veniamo a stare con te, nel giro di qualche mese sistemiamo le cose qui e prendiamo il primo volo.”
“Tu pensa alla burocrazia; mamma fa i conti con me e viene dal suo bambino; tra poco devo scappare; chi c’è da salutare?”
“Nicla ed Ettore li conosci bene!”
“Ciao, zietta meravigliosa; lo so che dovrei farti le condoglianze per la vedovanza prossima; ma di quell’uomo so solo che ha cercato di violentare mia madre e che s’è beccato i pugni da papà; invece con Ettore mi sento più a mio agio e sono convinto che si apre una parenesi felice per voi; anzi, professori, devo dirvi che ho incontrata una gran bella editora … ahi, perché mi picchi? … Gelosa come una siciliana, questa ragazza; l’ho incontrata per caso e le ho parlato di zia Nicla, di Ettore e dei loro lavori.
Insomma, se son rose fioriranno, ma non mi pare una che parla per dire .. anche Loredana è d’accordo che è affidabile; chi manca ancora? Ah, Elettra, mi dispiace non averti mai incontrato prima, sei un personaggio di quelli che amo; il don Chisciotte che combatte coi mulini a vento, poi sei la mamma di Francesco … “
“Per un doppio errore … “
“Le corna a mio padre o il preservativo bucato?”
“Anche questo sai?”
“Bada che mio padre è cristallino, non mi ha mai taciuto niente; per questo lo ammiro al di là del legame di sangue.”
“Io invece l’ho buttato nella spazzatura e per fortuna qualcun altro l’ha raccolto … “
“Da questo punto di vista, devo solo ringraziarti, anche se non so cosa sarebbe successo se davvero fossero nati due gemelli da voi due ed ora sarei il primogenito di due pesti … “
“Perché primogenito?”
“Bello, in una coppia di gemelli la legge riconosce la primogenitura a quello nato dopo; io ho qualche ora di svantaggio su di te.”
“Devo dirti che sono assai invidioso?”
“Perché? Hai una bella famiglia, due figli mi pare, una madre ancora bellissima e una professione d’oro; che altro potresti invidiarmi?”
“Hai ragione; niente; solo mi dispiace non poterti frequentare, prendere insieme un caffè … “
“Bada che se papà decide la grande manovra sarai assai più coinvolto di quel che pensi, nei nostri affari; e ci dovremo sentire spesso, anche se solo in teleconferenza; dai, fammi salutare la mia mamma meravigliosa e il mio immenso papà; poi devo riprendere la riunione e non puoi immaginare che rogne.”
“Carlo, davvero pensi di disarmare e andarcene al sole? Non sei troppo giovane?
“Pensa per te e dimmi se ti va; lasciami le mie paure … “
“Paure? Perché?”
“Perché tra dieci anni tu sarai ancora più calda e vogliosa di Elettra e a me non basteranno i pranzi a viagra per tenerti testa; dieci anni in più pesano molto, a una certa età … “
“Senti, grande stupido; ti ho amato a venti anni, non ho smesso a trenta, a quaranta o a cinquanta; a sessanta, se non ce la farai, imparerai a usare anche meglio la bocca e le mani, ci doteremo dei giocattoli sessuali più avanzati e tu sarai sempre il mio unico insostituibile amore; pensa invece se quel figlio scapestrato ci facesse nonni; quella sarebbe una gioia vera; io ci vengo con te al sole della California.
Poi so bene che cominceresti a vendere sorbetti in spiaggia per realizzare una fabbrica di gelati; ma quello sei tu e io sarei arcifelice di starti vicino, né davanti, né dietro, né sopra né sotto, ma accanto, con tanto affetto, sospettoso amore mio.”
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